GRANDI EMOZIONI AL TEATRO ELISEO CON " LA CUCINA". REGIA VALERIO BINASCO
Articolo di Cosimo Sinforini
In scena fino al 20 maggio presso il Teatro Eliseo di Roma, "La Cucina", di Arnold Wesker per la versione italiana di Alessandra Serra. La regia è di Valerio Binasco e gli attori sono:
In scena fino al 20 maggio presso il Teatro Eliseo di Roma, "La Cucina", di Arnold Wesker per la versione italiana di Alessandra Serra. La regia è di Valerio Binasco e gli attori sono:
Massimo Cagnina,
Andrea Di Casa, Elena Gigliotti, Elisabetta Mazzullo,
Aldo Ottobrino, Nicola Pannelli, Franco Raverae
con Francesca Agostini, Emmanuele Aita,
Lucio De Francesco,
Giulio Della
Monica, Alexander Perotto, Aleph Viola, Ivan Zerbinati, Antonio Bannò, Giuseppe De
Domenico, Noemi Esposito, Giordana Faggiano,
Isabella Giacobbe, Martina Limonta, Giulio Mezza,
Duilio PacielloAlessandro Pizzuto, Kabir Tavani.
Dopo
il grande successo di critica e pubblico ottenuto alla sua prima nazionale, il
18 ottobre 2016 e per le successive settimane di permanenza sul palcoscenico
della Corte, lo Stabile di Genova ripropone per la stagione 2017/18, La
cucina di Arnold Wesker, spettacolo prodotto dal Teatro
Stabile di Genova. Il cast de La cucina è composto da
ventiquattro attori (quasi tutti sotto i 30 anni) provenienti dalla Scuola di
Recitazione dello Stabile, così come il regista Valerio Binasco, il quale, a
proposito della commedia di Wesker annota: «La
cucina è una commedia scritta per farvi vedere dei cuochi al lavoro e per
mostravi quanto è duro e feroce il loro lavoro, eppure quanto è bello. Vedremo
da vicino la violenza che nasce dalla convivenza forzata di persone straniere.
Vedremo come l’Europa (ovvero il Mondo) del primo dopoguerra sia così simile al
nostro tempo».
Siamo
all’alba di una nuova giornata di lavoro in un grande ristorante, non nella
sala da pranzo ma dietro la facciata, nelle cucine. Qui i protagonisti sono i
cuochi, i camerieri, gli sguatteri, al lavoro in uno smisurato labirinto di
fornelli, pentole, padelle e utensili. È qui, nell’attività frenetica, nel
ritmo febbrile, fra litigi, pregiudizi ed equilibri difficili, che
s’intrecciano le storie, le frustrazioni, le passioni, le gelosie del personale
multietnico al lavoro. La cucina è il mondo intero, con i suoi tempi, le sue
regole ed il suo cinico pragmatismo in cui tutti noi proviamo a
sopravvivere. Per prepararci – prosegue Binasco - sia
io che gli attori ci siamo intrufolati nelle cucine di alcuni grandi
ristoranti, un mondo a parte che è stato straordinaria fonte di ispirazione.
Wesker rappresenta la cucina come un mondo disumanizzante, perché il suo primo
obiettivo era la denuncia sociale sulle condizioni di lavoro. Per lui, che
voleva affermarsi come ‘poeta del popolo’, la cucina è un brutto posto, è la
metafora della fabbrica. Io, invece, penso che non sia un brutto posto e che le
persone che lavorano lì rappresentino - come in una miniatura - l’intera
umanità. Per me la cucina è una metafora della vita sociale, ma è anche un
posto dove si può vedere qualcosa di bello: il lavoro di squadra,
l’impossibile insieme di uomini che lavorano in équipe… è un luogo di notevole
bellezza. Involontaria, certo, ma pur sempre bellezza. Il nostro compito è
quello di catturarla e per me il Teatro contiene di per sé un messaggio di
pace, sempre. Il londinese Arnold Wesker, scomparso nel 2016 all’età di 84
anni, è stato uno dei protagonisti del teatro inglese del secondo ‘900 ed uno
degli autori più prolifici, tanto da riuscire a creare quarantaquattro testi
per la scena in cinquant’anni di attività. Rappresentata per la prima volta nel
1957, quando il suo autore aveva solo venticinque anni, La cucina resta
a tutt’oggi, la sua commedia più rappresentata.
È
difficile non parlar bene di questo
spettacolo orchestrato magistralmente da Valerio Binasco. Una sensazione di
angoscia pervade l' intero spettacolo, effetto ottenuto ovviamente grazie alla
magnifica scenografia, resa cupa da colori tendenti al grigio, simbolo di
sporco e di muffa. Una cucina che racchiude la vita di molte persone, tutte più
o meno affaccendate in qualcosa. La cosa che colpisce di più, è la storia che
si nasconde dietro ogni personaggio, e che esce fuori scena dopo scena, battuta
dopo battuta a ritmi voraci, dove a farla da padrona è il senso di morte.
Binasco ha affermato che per lui la Cucina è un bel luogo, e questo è senza
dubbio vero ma, a mio avviso, qui di bello c'è ben poco. In questo luogo tutti
sono sullo stesso livello anche se con ruoli e gradi differenti. Affascinante vedere
questa moltitudine di attori in scena, cosa rara ormai ed è uno spasso per lo
spettatore, non soffermarsi sempre su due tre personaggi, ma su svariate vite
da osservare, scrutare. Uno spettacolo bello, intenso, da vedere assolutamente!
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